Di Simone Belluzzi e Riccardo Vassalli
Pensate di fare 15 gol in dieci partite. Ritmi folli da cyborg del gol inseguendo la corona di miglior marcatore. Pensate di essere il capitano della propria squadra, reincarnarne i valori e sentirsi addosso quella fascia con la “C” come se fosse un muscolo in più. E poi pensate a una domenica pomeriggio. Una uguale a tutte, una come mille altre passate a rincorrere un pallone, a provare a tagliare quel filo che separa la vittoria dalla sconfitta.
Una come mille altre e basta. La firma nel tabellino come marchio di fabbrica o forse più una certezza. La gioia del gol, impareggiabile, cancellata pochi minuti dopo. Sul campo del Ligornetto, quando il cronometro cominciava a scottare, il ginocchio di Jonathan Hayward fa crack. Un rumore che porta con sé una valanga di pensieri e l’assonanza con quell’aggettivo che usano i più moderni per etichettare qualcuno di calcisticamente illegale. Pensieri veloci, a ripercorrere una vita passata sui campi. Come a volerti dire subito che rialzarsi si può.
Non subito, perché prima c’è il buio. La paura prima della presa di coscienza. Le sirene dell’ambulanza sovrastano anche i decibel dei pensieri. Mille domande, nessuna risposta. “Perché proprio a me? Perché nel mio anno migliore?”, se lo sarà chiesto anche Jonathan Hayward, nei cui occhi oggi leggiamo la voglia di tornare a fare quello che sa fare meglio: bucare la rete e poi via a braccia aperte ad abbracciare i compagni.
Oggi l’abbraccio di Calcio Ticinese è quello di una comunità che riconosce il potere della sportività. La stagione di Hayward si conclude con 15 gol in 10 partite. Resta pur sempre una stagione maledettamente proficua. Boa sorte, bomber! Ti aspettiamo sui campi.