Morbio, il “nuovo” Fasana: “Finalmente sto meglio. Minelli e Righi fondamentali per la mia crescita”

Calcio, Seconda lega

Autore Simone Belluzzi

10 Gennaio 2025

Una prima parte di stagione altalenante, con un grande rendimento casalingo e qualche difficoltà in più in trasferta per il Morbio di Alessandro Minelli. L’andata si è conclusa al sesto posto, con 11 punti da recuperare sulla capolista Castello. Dopo una stagione difficile a causa di una malattia autoimmune, Mattia Fasana, attaccante classe 1997 con un passato a Locarno, Balerna e Novazzano, è tornato a esprimersi su buoni livelli. Tornato la scorsa stagione a vestire la maglia del Morbio, oggi rappresenta un punto di riferimento per la squadra.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo per parlare della sua stagione, della sua battaglia personale e delle sue ambizioni future.

Ciao Mattia, il girone d’andata si è chiuso con il Morbio al sesto posto. Quali sono le ambizioni della squadra per il girone di ritorno?

Puntiamo in alto, sempre. Possiamo e vogliamo fare di più. Il nostro obiettivo? Giocarcela fino alla fine in tutte le competizioni.

Tre gol nella prima metà di stagione. Sei soddisfatto del tuo rendimento finora? Hai un obiettivo personale, magari in termini numerici, per la seconda parte della stagione?

Sì, sono soddisfatto delle mie prestazioni, un po’ meno dei numeri in termini realizzativi. Non ho un numero preciso in mente, ma sicuramente vorrei raggiungere la doppia cifra. Sto lavorando molto per tornare ai livelli di qualche anno fa.

Sono tanti anni che giochi nel nostro territorio, fin dalle giovanili del Chiasso. Cosa ti ha conquistato del calcio regionale?

La genuinità. Qui non ci sono riflettori di lusso o pressioni folli, ma c’è passione vera, quella che ti spinge a scendere in campo anche quando diluvia. E poi, diciamocelo: la birra post-partita con i compagni ha un sapore unico (ride, ndr).

Hai avuto esperienze in diverse squadre: Chiasso, Locarno, Morbio, Novazzano, Balerna e poi di nuovo Morbio. Cosa ti hanno lasciato queste realtà? Quale di queste ti ha segnato di più a livello calcistico o umano?

Ogni squadra è stata un capitolo unico, sia dal punto di vista calcistico che umano. Queste esperienze mi hanno insegnato valori fondamentali come costanza, impegno e tenacia. Ho vissuto la gioia delle vittorie e il peso delle sconfitte, imparando sempre qualcosa. Il Chiasso mi ha dato le basi per il calcio “dei grandi”, ma il Morbio è casa: qui sono cresciuto tantissimo, sia come calciatore che come persona, ed è qui che il mio cuore batte più forte.

Tra gli allenatori che hai avuto, chi ti ha lasciato di più sia calcisticamente che dal punto di vista umano?

È difficile scegliere, ma c’è sempre quell’allenatore che va oltre il semplice insegnamento tecnico e ti lascia una lezione di vita. Per me, è stato quello che mi ha insegnato che le sconfitte sono solo tappe verso le vittorie. Sicuramente Minelli e Righi sono stati due figure fondamentali per la mia crescita.

Nel corso degli anni, hai affrontato tanti compagni e avversari. Chi sono stati i giocatori che ti hanno messo maggiormente in difficoltà o che hai ammirato particolarmente?

Ammiro chi gioca con testa e cuore. Tra gli avversari, penso a difensori come Nikolin Gjoka e Niccolò Rossi, che ti rendono la vita difficile per 90 minuti. Tra i compagni, ho avuto il privilegio di giocare con persone incredibili. Una menzione speciale la dedico ad Andrea Bosio, con cui gioco da tanto tempo: un portiere straordinario e un esempio di dedizione e passione per il calcio.

Guardando al Morbio di oggi, chi sono i giovani più interessanti che potrebbero rappresentare il futuro del club? E chi invece consideri i giocatori indispensabili, quelli che fanno la differenza in campo?

Tra i giovani, ci sono ragazzi come Messina, Karabasic e Scherler, che mi ricordano me ai tempi delle giovanili: pieni di entusiasmo e con tanta voglia di emergere. Sono certo che sapranno lasciare il segno, sia qui che altrove. Per quanto riguarda i pilastri, inutile fare nomi: ognuno, con le proprie caratteristiche, dà un contributo unico e fondamentale alla squadra.

Dopo un anno “complicato”, sei tornato a esprimerti su buoni livelli. Ci racconti cosa è successo?

È stato un anno particolare, non solo per il calcio ma anche a livello personale. Ho scoperto di avere un problema tiroideo autoimmune, che mi ha rallentato fisicamente e mentalmente. Accettarlo non è stato facile, ma con il giusto supporto e tanto lavoro sono riuscito a tornare in pista. Ora sto sempre meglio, e questo si riflette anche in campo: ho una voglia enorme di dimostrare, prima di tutto a me stesso, che posso ancora dare tanto.

Se dovessi descrivere il Morbio con una parola, quale sarebbe e perché?

“Famiglia”. Perché è questo che siamo: litighiamo, discutiamo, ma quando c’è da combattere siamo uniti. Non c’è nulla di più forte di una squadra che si sente come una famiglia.

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