Istinto e razionalità, la vittoria degli uomini. Cosa deve insegnarci il caso Bove

Calcio, Editoriali

Autore redazione

2 Dicembre 2024

Ore 18:17 di una domenica sera che si preannunciava tremendamente bella. Si è rivelata essere solo tremenda. Perché se Fiorentina-Inter ha fatto parlare di sé non è per motivi calcistici. Ci mancherebbe altro. Al 17esimo minuto, il calciatore Edoardo Bove si accascia a terra. È l’ultimo frame di una partita che avrebbe significato tanto per la classifica e adesso assume un altro significato. La reazione di tutti è istintiva, seppur importante.

Disperata, seppur razionale. Arbitri, giocatori, staff e dirigenti di Fiorentina e Inter fanno da schermo a mò di cerchio per non permettere alle telecamere di immortalare il dramma che si consuma lì in mezzo: la partita più importante di un ragazzo di 22 anni, salvato dal pronto intervento dei compagni e degli avversari.

La rapidità con cui giocatori e soccorsi hanno reagito ha fatto la differenza. I compagni di squadra e avversari, consapevoli della gravità della situazione, hanno immediatamente richiamato i medici, anche con metodi poco ortodossi. Una prontezza che contrasta con tragedie passate, come quella di Piermario Morosini nel 2012, quando ritardi e confusione si rivelarono fatali. Oggi, il calcio sembra aver imparato dai suoi errori: il personale sanitario è ben addestrato, i dispositivi salvavita sono prontamente disponibili, e il tempo diventa alleato, non nemico.

Negli attimi drammatici che si consumano al Franchi di Firenze viene a galla l’umanità di ventidue (e passa) uomini. Sarà, a tempo debito, la scena più bella di una serata di paura.

La stessa provata da tutti dirigenti e tifosi della “viola”, ancora provati e segnati dalle tragiche dipartite di Astori e Barone. Oggi, Bove sta meglio e respira con i suoi polmoni dopo ore critiche. Ciò che conta in un mondo in cui dovrebbero contare di più anche gli insegnamenti del passato.

Ma non basta reagire: la prevenzione è il vero pilastro. È fondamentale che ogni calciatore, dai massimi livelli ai dilettanti, sia sottoposto a controlli medici rigorosi. La salute è un diritto per tutti, non un privilegio per pochi. E bisogna chiedersi: com’è possibile che in alcuni Paesi, Svizzera compresa, la scelta di sottoporsi ad controlli medici rimane tale.

Il caso di Edoardo Bove ci lascia con un insegnamento: la vita viene prima di tutto. Oggi il calcio è meglio attrezzato, più consapevole e più umano rispetto al passato. È un progresso che ci invita a non abbassare mai la guardia, perché ogni passo avanti verso la tutela della salute degli atleti è il gol più bello per un futuro più sicuro.

Oggi, Edoardo sta meglio. E con lui, ha vinto il calcio che impara, che migliora e che, finalmente, mette la vita prima del pallone.

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