*A cura di Omar Gargantini
Top Player è un termine che di moda nel gergo moderno. Campione sembra meno chic. Poi, a dirla tutta, di top player in senso assoluto non ce ne sono poi mica così tanti. Gli altri lo sono/diventano nelle rispettive realtà/squadre. E anche sulla continuità nell’interpretare la parte si può discutere e approfondire.
Prendete Bislimi: il centrocampista bianconero, arrivato come “mediano”, con piedi educati da poter fare anche l’interno che si butta dentro e utilizzato con risultati invece meno appariscenti a lungo pure da “10”, nel Lugano è uno di quelli che sanno trascinare, incidere e fare la differenza. Quando è di luna buona, però. E ora sembrerebbe esserlo tornato.
Chiuso il mercato e con esso la tentazione di volersene andare perché convinto di meritare di più, l’ex Sciaffusa ha ripreso in mano le chiavi del gioco bianconero. Illumina con giocate che a Cornaredo quasi nessun altro. Prendete le verticalizzazioni che hanno portato al rigore su Behrens contro il GC e poi al 2-2 di Winterthur: colpi da top player, appunto.
E già si può iniziare a sognare: per una classifica come nel 2024 cortissima (segno inequivocabile che almeno per ora manca un ammazzacampionato) e che ha quasi del tutto attenuato i contraccolpi di una partenza terribile e per l’imminente (si spera) Kendouci, il talentuoso centrocampista algerino che dovrebbe permettere a Croci-Torti di disegnare una mediana da urlo in un 4-3-3 a trazione anteriore.
Già, forse c’è ancora verso di dare un senso concreto e ambizioso alla stagione che porta al nuovo stadio. Specie se i top player continuano a essere tali.







