A cura di Omar Gargantini
Si usa dire, perché è davvero così, che le grandi squadre sono quelle che nelle giornate di luna storta, quando cioè non riescono a vincere, hanno la forza e la maturità per portare a casa almeno il pareggio. Ergo: il Lugano evidentemente ancora non è una grande squadra, perché a Ginevra, facendo un passo indietro abbastanza vistoso sul piano della vivacità, è uscito battuto incassando nel finale il 2-1 dopo oltretutto essersi divorato due occasioni importanti.
Imperdonabile Belhadj con quel diagonale che era un rigore in movimento addirittura fuori, imperdonabile poco prima anche Dos Santos, tornato quello di alcune settimane fa. Poteva puntare dritto la porta, ha preferito scegliere l’assist per Behrens sbagliando però la misura dell’appoggio.
Dal gol-vittoria al KO il passo è stato breve e per certi versi inevitabile. La striscia positiva si ferma a quota 4, il distacco dalla vetta torna di 9 lunghezze, finisse oggi il campionato i bianconeri sarebbero fuori dal torneo per il titolo.
Allargando il discorso, il vero problema attuale per Croci-Torti è che con Steffen, Kendouci e Philström ai box, mancano le alternative di qualità in panchina per poter fare la differenza alla distanza come succedeva nell’autunno 2024. Con tutto il rispetto, se per l’assalto della disperazione “devi” buttare nella mischia Parsemain e Cassano beh non sei messo benissimo. E nella speranza che dietro non si fermi nessuno, perché la coperta è drammaticamente corta.
Resta da applaudire la punizione di Grgic: era ora, da una vita il Lugano non sfruttava una palla ferma per andare in gol. Per fortuna di tempo per rimuginare non ce n’è troppo: giovedi col Lucerna e domenica col San Gallo c’è subito la doppia occasione per ripartire. In casa fin qui è stato un altro Lugano: e allora che si sfrutti il fattore-Cornaredo. Perché il torneo è ancora lunghissimo, ma di errori ne sono già stati commessi troppi…
