Ore 00:38, segna l’orologio da una sveglia laser sul comodino. Il mondo ha rallentato, più o meno. Nemmeno le tenebre di una fredda notte di inizio primavera, però, possono separare luce e buio. Lacrime e sorrisi. Sogni e illusioni. I numeri rossi sulla sveglia si fanno vieppiù sbiaditi, segni che il corpo sta chiedendo riposo. C’è tempo per un’ultima abitudiniaria sbirciatina sui social. Per oggi dribbliamo i consigli degli esperti: la riduzione della melatonina non è un problema di oggi.
Il feed è invaso da foto di post sul calcio. La Svizzera ha vinto con gol di Shaqiri. Georgia, Polonia e Ucraina sono le ultime a completare il tabellone di Euro 2024. Prima di chiudere gli occhi mi imbatto nella fotografia di Andry Shevchenko, la mia prima vera “cotta” per il mondo del calcio. Lo seguo, anche adesso che è diventato presidente della Federcalcio Ucraina. La sua nazionale sarà agli Europei. Che non è una prima assoluta, ma tant’è. Vederlo invecchiato ma felice mi mette di buon umore. Quello che ci voleva prima di concedermi alle braccia di Morfeo. Che non è il regista ex Inter e Parma, ma sa regalare soddisfazioni simili.
Chiudo gli occhi e ci ripenso. Riguardo la fotografia: sono una trentina di ragazzi sorridenti, fieri, ed entusiasti. Penso alla gioia che hanno regalato a un popolo che ha sofferto e sta soffrendo. Leggi i commenti di loro connazionali fieri e capaci – almeno per 90’ – di silenziare, laddove possibile, il suono di sirene, missili e qualsiasi rumore che possa richiamare alla distruzione.
Penso che in fondo, ancora una volta, il calcio ci ha rimesso al nostro posto e sottolineato quale dovrebbe essere il suo ruolo. Domani è un nuovo giorno. E per una volta, alla domanda che rumore fa la felicità, rispondo che la facilità non fa rumore. Si interpreta.