Girone d’andata positivo e in crescita per il Basso Ceresio di Davide Palombella, che dopo un inizio non semplice ha chiuso la prima parte di stagione all’ottavo posto, in una posizione tranquilla che permette di affrontare la seconda parte di stagione con maggiore serenità.
Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Luca Greco, capitano e quest’anno anche goleador della squadra con 7 gol (di cui 5 su punizione), per raccontare la realtà del Basso Ceresio, i suoi primi passi nel mondo del calcio e molto altro.
Prima parte di stagione abbastanza positiva per il Basso, conclusa all’ottavo posto. Qual è la tua analisi?
Sì, la prima parte è stata positiva, ma non siamo partiti bene. L’inizio è stato complicato, anche a causa di un calendario particolarmente difficile, e a un certo punto eravamo in fondo alla classifica. Poi, nella seconda metà dell’andata, abbiamo trovato più solidità, siamo rimasti compatti e abbiamo iniziato a fare punti. Il cambio allenatore ha richiesto un po’ di adattamento, ma una volta trovato l’assetto giusto abbiamo dimostrato di essere una squadra forte. Gli infortuni e i rinvii ci hanno penalizzato, ma l’obiettivo resta riuscire a stare stabilmente a metà classifica.
Quali sono gli obiettivi del Basso per la seconda parte di stagione?
L’obiettivo principale è una salvezza tranquilla, consolidando il gruppo e soprattutto integrando i giovani. La nostra filosofia si basa sulla continuità e puntiamo molto sulla crescita dei ragazzi del territorio, cercando anche di attirare qualche nuovo giocatore della zona. Vogliamo restare almeno a metà classifica e continuare a costruire per il futuro.
Hai già segnato 7 gol. Qual è il tuo obiettivo stagionale?
Di solito sono più un assist-man che un bomber, ma quest’anno sto segnando di più. Mi piacerebbe arrivare in doppia cifra, sarebbe un bel traguardo per un centrocampista come me. Più dei numeri, però, conta che la squadra vinca: fortunatamente i miei gol quest’anno sono stati decisivi. In alcune partite abbiamo vinto 1-0 proprio grazie a una mia rete, e questa è la soddisfazione più grande. Come detto prima, però, l’unica cosa davvero importante è il risultato della squadra, non il mio personale.
Sei molto efficace sui calci di punizione. Qual è il tuo segreto?
Non ho un segreto particolare, semplicemente amo calciare le punizioni e mi sono allenato tanto. Le preferisco persino ai rigori. Da piccolo mi fermavo dopo gli allenamenti a provare e riprovare. Quest’anno mi sta andando particolarmente bene, perché ho segnato 5 gol su 7-8 tentativi.
Anche quando ero a Chiasso, nonostante giocassi poco, mi fermavo spesso a provare le punizioni. È sempre stata una mia passione.
Quali compagni ritieni indispensabili per il Basso? C’è qualcuno che ti ha sorpreso per la crescita?
Tutti siamo importanti, anche chi gioca meno. Se devo fare dei nomi, dico Giona Mazzetti, mio collega di reparto, Nicolò Castellaneta, il nostro punto di riferimento in attacco – un attaccante fortissimo ma sfortunato con infortuni ed espulsioni – e Sebastiano Livi, un giocatore fuori categoria che dà sempre il massimo e che, anche se quest’anno segna meno del solito, sta correndo il triplo degli altri. Tra chi è cresciuto di più, voglio fare il nome di Aaron Sala, che sta facendo un grandissimo campionato.
Hai qualche rito scaramantico prima di scendere in campo?
Sì, do il cinque e abbraccio tutti i compagni, sia i titolari che chi sta in panchina. È un gesto che mi carica e trasmette energia al gruppo e a me stesso.
Cosa ti ha avvicinato al calcio? Qual è il tuo ricordo più bello?
Ho sempre avuto il pallino del calcio, grazie ai miei fratelli e a mio padre, grande appassionato. Da piccolo giocavo nelle giovanili del Chiasso, dove ho avuto un allenatore ed educatore straordinario, Nino Rovelli, che ringrazio tantissimo perché probabilmente ha fatto crescere in me questa voglia di giocare a calcio.
Tra i ricordi più belli, l’anno a Mendrisio da titolare a 16-17 anni è stato speciale: non mi aspettavo di giocare così tanto e ho dei ricordi indelebili, come il derby vinto contro il Chiasso grazie a una rete di Matteo Cipolletti. Un altro momento speciale è stato giocare con il Chiasso: sono riuscito a coronare un piccolo sogno che avevo nel cassetto, essendo cresciuto lì.
E poi, da bambino, un provino con il Milan a San Siro (prima di un Milan-Bologna): vedere la curva già piena prima della partita è stato incredibile e molto emozionante per me.
Chi è il tuo idolo calcistico?
Molto semplice: Francesco Totti. Per me è stato il massimo.
Se potessi cambiare una regola del calcio, quale sceglieresti?
So che è una richiesta molto ambiziosa, ma io metterei i guardalinee anche in Terza Lega. Gli arbitri fanno un lavoro difficile e, senza assistenti, diventa quasi impossibile valutare i fuorigioco con precisione. Sarebbe un cambiamento importante per aiutare la classe arbitrale, perché è veramente difficile vedere un fuorigioco senza potersi mettere sulla linea esatta.