L’FC Aquila non è riuscito a centrare la qualificazione al girone promozione di Quarta Lega e dovrà accontentarsi di partecipare al campionato di Quarta Lega Classic. Tuttavia, la squadra vincitrice avrà l’opportunità esclusiva di assistere a una partita della Nazionale Svizzera direttamente dalla VIP Lounge.
Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Marco Baggi, bomber dell’Aquila che ha siglato 9 reti nel girone di qualificazione, per parlare con lui della sua passione per il calcio, della stagione in corso e del suo passato calcistico.
Marco, l’Aquila ha vissuto un girone di qualificazione altalenante, senza riuscire a centrare il pass per il girone promozione. Qual è la tua analisi di questa prima parte di stagione? Cosa è mancato per fare il salto di qualità?
“È stata una prima parte di stagione complicata. Peccato, perché ci siamo quasi sempre giocati i tre punti e in alcuni casi ci è mancato davvero poco per ottenere qualcosa in più. Mi sento di dire che la poca esperienza ha giocato spesso un ruolo decisivo. Tengo infatti a sottolineare che l’età media della nostra squadra si aggira attorno ai 21 anni.”
Ora l’obiettivo principale è vincere la Quarta Classic? Quali sono le motivazioni e le ambizioni della squadra per questa seconda fase?
“I risultati delle ultime partite dimostrano che siamo in crescita. L’obiettivo è quello di non porci limiti: giocheremo ogni partita per vincere e solo nel corso della stagione capiremo a cosa possiamo ambire. Sono molto fiducioso perché la squadra si è rinforzata con l’innesto di due giovani promettenti e di un giocatore di qualità ed esperienza come Roman Marchi, per anni perno del centrocampo del Blenio Calcio. Recupereremo anche qualche infortunato. Sono sicuro che i nostri bravi allenatori, Cesare Allegranza e Giuseppe Brancato, sapranno darci i giusti stimoli per permetterci di fare un salto di qualità.”
Hai segnato 9 dei 16 gol totali della squadra, un contributo decisivo. Ti senti il leader del gruppo? Quanto pesa questa responsabilità per te?
“In qualità di capitano cerco sempre di dare l’esempio in campo e soprattutto nello spogliatoio. Svolgo questo ruolo con grande piacere e mi gratifica trasmettere qualcosa a livello umano ai compagni, in particolare a quelli più giovani. Sono fortunato perché la squadra è composta da ragazzi d’oro che hanno tanta voglia di imparare e migliorare; io stesso imparo molto da loro. In questo contesto, i gol segnati sono solo la ciliegina sulla torta.”
Dopo l’esperienza ai Biaschesi, cosa ti ha spinto a scegliere l’Aquila? Cosa ti ha convinto di questo progetto?
“L’obiettivo di contribuire a ricreare un movimento calcistico sano in Valle di Blenio con una prima squadra competitiva e una chiara identità di valle. L’intento di puntare sul settore giovanile per riavvicinare i nostri ragazzi a una bella realtà che dura da oltre 60 anni, per garantirne almeno altrettanti. Sono questi i motivi che mi hanno spinto a sposare la causa dell’FC Aquila. Purtroppo, il calcio bleniese soffre del fatto che negli ultimi anni non si è lavorato bene a livello giovanile. Per tentare di invertire la tendenza, l’FC Aquila ha lanciato la propria scuola calcio, che sta riscuotendo un grande successo, e ha iscritto ben cinque squadre di allievi. Speriamo in futuro di raccoglierne i frutti. Mal che vada, ci avremo provato”
Dopo tanti anni in campo, quanta passione provi ancora per questo sport? Cosa ti motiva ogni giorno ad andare al campo?
“Più che una passione, definirei il calcio una vera e propria “malattia”. Nel senso positivo del termine, ovviamente. Il calcio è un bellissimo sport, con un grande potenziale aggregativo e sociale che mi motiva a viverlo e praticarlo. Tuttavia, i brutti esempi che giungono dal mondo dei professionisti contagiano anche il calcio nostrano e spesso demotivano chi mette a disposizione con passione il proprio tempo libero. È un nostro dovere combattere contro queste derive, preservandone l’integrità.”
Chi è il tuo idolo calcistico?
“Attualmente, Jamie Vardy, attaccante e capitano del Leicester City. Sia per lo stile di gioco che per quanto rappresenta. L’esempio di come con il duro lavoro e l’umiltà si possa passare dai dilettanti alla vittoria della Premier League, restando sempre fedeli alla maglia e a sé stessi. Nel passato, invece, Raul e Zidane rimangono per me intoccabili.”
Cosa ti ha spinto a iniziare a giocare a calcio da bambino? Qual è il ricordo più bello che conservi legato a questo sport?
“Il calcio è una questione di famiglia, ma ritengo che il desiderio di emulare mio fratello maggiore Mariano (Berri), pilastro delle difese di Malvaglia, Blenio Calcio e Brissago, sia stato determinante. I ricordi più belli sono quelli legati al campo sportivo del Boschetto di Malvaglia, dove con gli amici abbiamo trascorso un’infanzia spensierata a giocare e a guardare le partite della prima squadra. Un sogno”