Di Riccardo Vassalli
“Sapevo già come sarebbe stato, torno a casa felice e contento, ringrazio tutti, chi mi ha dato la possibilità di fare la toccata e fuga, il presidente, il direttore. Ho molta tristezza, da tutta la settimana. Adesso non riesco a realizzare: da domani che so che non dovrò venire alle 7.30 a lavorare e a sentire lo spogliatoio sarà peggio”. Così Baldo Raineri salutava Chiasso e i suoi tifosi al termine della sua seconda esperienza sulla panchina rossoblù in pochi mesi.
Lo salutava ingiustamente, anche se pochi lo hanno detto e ancora meno lo hanno scritto. Ingiustamente perché il calcio è bastardo, spesso cinico. Non conosce sempre la meritocrazia, nè valorizza il lavoro di chi sputa sangue. Lo specialista delle salvezze ha guidato – quando è stato chiamato in causa – il Chiasso svolgendo un lavoro eccellente. Lo ha fatto prima sostituendo Beppe Scienza e poi traghettando la squadra nel post Abascal. Risultati? Ottimi. Conseguenza? A casa, pur con tutti i ringraziamenti del caso.
Baldo Raineri torna in panchina. Torna a Chiasso, per la terza volta. Questa volta da iniziò stagione, ma non senza trambusti. Toccherà a lui prendere le redini dopo la brevissima (un solo allenamento) esperienza targata Carboni-Zinchella. Ancora una volta, Raineri entra in corsa. Vuoi perché possiede il patentino, ma ancora di più conosce l’ambiente, la piazza, la categoria e sa far giocare un calcio da Challenge League. La verità è che Mister Raineri questa chance la meritava più di tutti e che dalle parti del Riva IV è stata la scelta più logica e sensata da fare.